I traumi dei genitori possono avere un impatto sui figli?

Sul sito di Progetto DUOS, équipe che lavora sul territorio di Monza e Brianza, potete trovare il mio nuovo articolo di approfondimento.

Come la funzione genitoriale può essere influenzata dal passato? Quale effetto possono avere i traumi sulla relazione con i propri figli? Quale impatto possono avere queste esperienze sui bambini?

Siamo abituati a pensare che i traumi abbiano un impatto esclusivamente su chi li sperimenta, sul loro benessere e sulla loro sfera emotiva, senza che questo abbia un impatto sui ruoli che ogni giorno ricopriamo nella nostra vita. (Per un approfondimento sul tema del trauma https://progettoduos.com/2017/12/06/un-passato-che-ritorna-il-trauma-e-il-suo-trattamento/)

Proprio a causa dell’influenza che queste esperienze particolarmente stressanti e spiacevoli esercitano su diversi aspetti del nostro funzionamento, diversi autori hanno approfondito l’impatto dei traumi su una funzione importante e delicata, quella genitoriale. 

Cosa si intende con funzione genitoriale? 

Possiamo definirla come una serie di comportamenti orientati all’accudimento fisico e psicologico del bambino, fondati sull’importante investimento emotivo nella relazione con lui, che rende il genitore in grado di rispondere ai suoi bisogni in base alla fase dello sviluppo in cui si trova. 

Essere genitore riguarda quindi non solo la cura in senso pratico del proprio bambino, ma implica un accudimento emotivo e psicologico, che andrà a porre le basi per il suo benessere e il suo equilibrio futuro. Alla luce di questa importante funzione psicologica svolta dal genitore, è possibile comprendere quanto le esperienze emotivamente stressanti e traumatiche giochino un ruolo nelle modalità di cura nei confronti del proprio figlio. 

In che modo un’esperienza traumatica può influenzare la funzione genitoriale?

Nel momento in cui si è esposti ad un evento traumatico si ha la sensazione di non avere il controllo su quanto accade. Le risposte psicologiche sviluppate in risposta a questo tipo di vissuto determinano un’attivazione fisiologica, che può essere adeguatamente integrata all’interno della propria memoria solo se c’è la possibilità di elaborare quanto accaduto.

Poter raccontare e condividere l’esperienza vissuta, sentire riconosciuto il proprio bisogno di aiuto e avere la sensazione di essere compresi e accettati sono fattori che sostengono il processo di elaborazione del trauma. Quando questo non avviene il ricordo dell’esperienza rimane “bloccato” ed influenza l’individuo anche dopo molto tempo dall’evento traumatico, facendo sentire il pericolo di quella esperienze ancora vivo e presente. 

È proprio in base alle esperienze che abbiamo vissuto che impariamo ad attribuire significato alla realtà e al mondo esterno. Laddove vi sia un trauma irrisolto è possibile che la persona attribuisca significato a quanto accade in base all’elevato grado di pericolo percepito e al timore che quanto di spiacevole accaduto in passato si ripresenti nuovamente. 

Per quanto riguarda il ruolo genitoriale, la persona tenderà a ritenere pericoloso ciò che è stato per lui spaventoso e traumatico in passato, portandolo a proteggere il figlio da esperienze che ritiene a rischio. Le aspettative legate ai vissuti post-traumatici sono però falsate e non coerenti con la realtà esterna e la relazione con il bambino. Questo porta il genitore a mettere in atto comportamenti di cura guidati da eccessiva paura rispetto a specifici elementi del mondo esterno. 

Può così accadere, ad esempio, che un genitore che abbia vissuto la perdita di un familiare a lui vicino a seguito di un incidente sia particolarmente angosciato che accada qualcosa di spiacevole al proprio figlio e che questo lo porti ad un’importante limitazione della sua autonomia e delle libertà. L’obiettivo del genitore sarà di garantire la sicurezza del piccolo, ma questo può avere un’influenza sullo sviluppo dell’autonomia, sull’evoluzione dell’autostima e sulla possibilità di esplorare del bambino.

Qual è il rischio per il bambino?

Una preoccupazione genitoriale non coerente con quanto sta accadendo in quello specifico momento e vincolata al trauma passato rischia di essere spaventosa per il bambino. Il piccolo si sentirà confuso, diviso tra le informazioni che gli derivano dall’ambiente esterno e gli elementi di pericolo comunicati dell’angoscia del genitore e dei quali non trova riscontro nella realtà. A seconda delle caratteristiche del bambino e della numerosità di questi eventi disorganizzanti, il piccolo potrebbe reagire con ansia, timore, paura o al contrario con iperattivazione e rabbia. Questa modalità genitoriale può quindi avere un impatto sul benessere del figlio non solo in infanzia, ma anche a medio-lungo termine.

Come è possibile prevenire l’effetto dei traumi sulla genitorialità? 

Riconoscere di aver vissuto un’esperienza traumatica non è sempre facile. È però importante raggiungere la consapevolezza che alcune esperienze siano state difficili e altamente stressanti, permettendosi di riconoscere che non è stato possibile essere adeguatamente supportati nel corso dell’elaborazione del trauma. 

Questa consapevolezza permette di mantenere un autocontrollo sui comportamenti di protezione dei figli laddove questi richiamino proprio la spiacevole esperienza vissuta.

È possibile inoltre rivolgersi ad un professionista, così da poter ricevere il giusto supporto nel ruolo genitoriale, nella comprensione dell’esperienza traumatica e nel processo di elaborazione.

Link all’articolo: https://progettoduos.com/2019/11/22/i-traumi-dei-genitori-possono-avere-un-impatto-sui-figli/

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