tràu·ma/
sostantivo maschile
1. Lesione prodotta nell’organismo da qualsiasi agente capace di un’azione improvvisa e rapidissima, che può produrre fenomeni locali o modificazioni generali dell’organismo.
2. Evento negativo, che incide sulla persona e la disorienta.
Il trauma è uno dei concetti più affrontati in psicologia, tanto che non è difficile comprendere, all’interno del linguaggio di tutti i giorni, termini come “trauma infantile”, “post-traumatico” ed “esperienza traumatica”. Fin dagli albori di questa disciplina gli studiosi si sono susseguiti nel definire e approfondire questo tema, declinandolo a seconda del periodo storico, del contesto socio-culturale e della teoria di riferimento predominante. Ma cosa significa dunque “trauma”? Cosa comporta? Come può essere trattato?
Le declinazioni del trauma
La definizione del termine porterebbe a pensare a un evento unico, imprevisto, che può procurare ferite emotive oltre che fisiche. La natura occasionale e dirompente di un incidente, di un terremoto o di un lutto improvviso ha certamente un forte impatto sulla routine di ognuno e produce un senso di disorientamento, paura e perdita di lucidità. Queste esperienze vengono riconosciute come “grandi” esperienze traumatiche.

Tuttavia, contrariamente a quanto si possa pensare, esiste un’ulteriore forma di trauma. Eventi che provocano una certa dose di disagio a causa della pericolosità percepita soggettivamente dalla persona, ma che non mettono in pericolo direttamente la vita e la propria integrità fisica, vengono identificate come “piccole” esperienze traumatiche. Ad esempio, una relazione caratterizzata da continue mortificazioni con una figura significativa, esperienze di ripetute separazioni e perdite, vivere precocemente in un ambiente domestico costantemente conflittuale sono eventi che possono lasciare un segno, anche nei casi in cui non ci si renda conto della portata emotiva di ciò che è successo.
Come il trauma influenza il momento attuale
Ognuno di noi può trovarsi in situazioni che si contraddistinguono per emozioni e sensazioni simili al vissuto traumatico sperimentato in precedenza.
Analizziamo un esempio riguardante i “piccoli” traumi. Avendo vissuto gli anni della scuola con grande timore a causa dell’insegnante che regolarmente scherniva l’alunno per i suoi errori, questo, in età adulta, potrebbe evitare di assumere incarichi di responsabilità, che potrebbero far progredire la sua carriera professionale, a causa del terrore che il suo capo possa umiliarlo di fronte ai colleghi in caso di errori o malintesi. In questo caso la relazione con il capo assume la funzione di riattivatore traumatico di una “piccola” esperienza traumatica passata. L’esperienza mostra infatti caratteristiche simili al vissuto scolastico infantile, facendo così emergere emozioni e sensazioni che richiamano quel difficile periodo passato. Ciò potrebbe ostacolare un avanzamento lavorativo e intaccare il benessere personale in un’area di vita che, finora, è sempre stata ben funzionante.

Nei casi di “grandi” traumi può accadere che una persona coinvolta in un incidente automobilistico, a mesi o anni di distanza non riesca ad utilizzare l’auto o altri mezzi di trasporto, oltre ad avere un senso di tachicardia e mancanza d’aria ogni qual volta senta all’improvviso un forte rumore. Questa esperienza si configura come un “grande” vissuto traumatico e il disagio che ne potrebbe conseguire potrebbe intaccare diverse aree di funzionamento della persona che, non potendo spostarsi con alcun mezzo, non può più recarsi al lavoro, andare a fare la spesa, spostarsi in autonomia, vivendo costantemente in uno stato di allerta.
Questi esempi evidenziano come di fronte a esperienze di diversa entità sia possibile rispondere in modo diverso. Ciò che accomuna le due tipologie di trauma è la sofferenza che la persona si trova a dover fronteggiare, anche a distanza di tempo.
Per un approfondimento in merito al trattamento del trauma: La tecnica EMDR