Quando si parla di adolescenza e psicologia, tipicamente si fa riferimento a questa fase del ciclo di vita come il momento in cui si avvia il processo di separazione dai genitori e di individuazione di sé. Ma cosa implica tutto ciò?
Innanzitutto che gli interessi tipici di questa età si orientino verso l’ambiente extrafamiliare. Il gruppo dei pari assume sempre maggiore importanza non solo come occasione di divertimento nel tempo libero, ma anche come possibilità di mettersi alla prova sul piano relazionale, di scoprire nuovi interessi, di testare nuovi aspetti identitari, di sperimentare nuove parti di sé in termini affettivi, sentimentali e, inevitabilmente, sessuali. Questo cambiamento avviene infatti in seguito alla maturazione fisica che avviene nel corso della preadolescenza, a partire dagli 11 anni.

E’ quindi evidente come in questo momento del percorso evolutivo diverse novità si affaccino nella vita dell’adolescente, sia sul piano relazionale, sociale e affettivo sia su quello corporeo. Ciò che accade è che questi vissuti si accompagnino a domande su di sé e sul mondo, a dubbi riguardo la propria immagine, la propria personalità, il proprio valore, sfociando nella domanda che maggiormente mette alla prova nel corso della crescita: “chi sono io?“.

Alla luce di quanto detto, l’adolescenza si caratterizza per essere un periodo della vita particolarmente sensibile e difficile. Questo espone ad alcuni rischi, in quanto i numerosi cambiamenti affrontati possono mettere alla prova aspetti come l’autostima, l’adeguata percezione di sé, il tono dell’umore, la gestione dell’ansia e così via. Il normale incremento di momenti di autonomia e la funzionale maggiore libertà, laddove siano accompagnate da vissuti dolorosi di natura traumatica o da un’importante sofferenza, possono aumentare il rischio di mettere in atto comportamenti impulsivi, come l’utilizzo di sostanze. Inoltre è questo il periodo in cui può verificarsi l’esordio delle problematiche alimentari più o meno comuni e fenomeni specifici come l’isolamento sociale e il ritiro scolastico.
Questi elementi di rischio possono essere efficacemente affrontati laddove l’adolescente non venga lasciato solo nella loro gestione. Il lavoro psicologico viene quindi orientato non solo nei confronti del ragazzo, ma prevede il supporto e il coinvolgimento costante dei famigliari, così che il sistema nella sua interezza lavori insieme per superare la sofferenza e le difficoltà incontrate in questo delicato momento del ciclo di vita.